Paola Carbonaro
Paola, sei una graphic designer con radici siciliane, ma attualmente vivi a Milano. In che modo le tue origini ed il contesto milanese influenzano il tuo approccio all’illustrazione? Ci sono elementi specifici della tua Sicilia natale che emergono nelle tue opere?
C’è spesso qualcosa della Sicilia nei miei lavori. Anche la scelta stilistica di mantenere un outline abbastanza marcato, attorno alle figure e le linee utilizzate per i dettagli, derivano dalla pittura siciliana di piatti e carretti, che hanno accompagnato visivamente tutta la mia infanzia. Inoltre, il rapporto con l’acqua e il mare è tutt’oggi fortissimo. Infatti, spesso il mare è stato protagonista, mescolandosi alle figure femminili del mio lavoro. Il contesto milanese ha avuto più influenza su di me come persona, che sui miei lavori, poiché mi ha dato “il coraggio” di mostrare agli altri i miei disegni, mentre prima li tenevo solo per me, e anche la possibilità di prendermi sul serio e iniziare a lavorare in questo campo.
Dopo 10 anni di esperienza come graphic designer, il lockdown del 2020 ha giocato un ruolo chiave nel farti prendere più seriamente la tua passione per il disegno. Come ha influito questo periodo di isolamento sulla tua pratica artistica e sulla tua identità come illustratrice?
Ho sempre disegnato fin da piccolissima, ma diciamo che il contesto che avevo intorno non mi ha mai aiutata a considerare seriamente la possibilità di intraprendere la carriera di illustratrice. Durante il lockdown, ho sentito l’esigenza di condividere ciò che mettevo su carta, e così è nata la mia pagina “Carbo Illustrazioni”. In questo periodo di reclusione forzata, sono riuscita a dare una svolta e a definire con uno stile riconoscibile i miei lavori. Inoltre, sono nate le prime collaborazioni grazie a Instagram e vari progetti per descrivere la propria quarantena. Devo dire che questa spinta dall’esterno è stata fondamentale per darmi la carica nel perseguire questa strada.
Hai iniziato a disegnare in bianco e nero, ma hai successivamente abbracciato colori vivaci, affermando di avere “un’anima troppo colorata”. Come scegli i colori per le tue illustrazioni e quale ruolo giocano nel comunicare le emozioni e le introspezioni che intendi esprimere?
Non uso una palette di colori “fissa”, ma sono guidata dalla sensazione del momento. Spesso anche il tempo, sole o pioggia, influenzano tanto la scelta dei colori, quanto il mio umore. Mi piace tantissimo cambiare, provare il tono su tono, lievi sfumature oppure abbinare colori contrastanti. Ho sicuramente dei colori e degli abbinamenti che prediligo e uso più frequentemente, ma sono colori che sento dentro. Non c’è un ragionamento razionale o una metodologia specifica, quanto più una scelta istintiva. Direi che sono le mie emozioni che giocano il ruolo principale e i colori le “subiscono”.
La figura femminile e “la casa” sono spesso al centro del tuo lavoro. Cosa ti spinge ad esplorare questi temi ricorrenti, e in che modo li interpreti attraverso il tuo stile? Qual è il significato simbolico di questi elementi nelle tue illustrazioni?
La figura femminile è il centro di tutte le mie illustrazioni perché noi donne siamo un territorio che non finirò mai di esplorare. Le mie donne sono degli alter ego che mi permettono di esprimere quello che sento; sono le messaggere dei miei pensieri. Per quanto riguarda la casa, il rapporto con la mia famiglia è molto importante, ma ho capito le sue radici profonde solo quando me ne sono andata. Ho sempre avuto il desiderio di cambiare città: Catania era come un vestito troppo stretto. Certamente Milano non mi ha accolta con un caloroso abbraccio ed ho avuto dei grandi periodi di solitudine, che mi hanno portato a considerare anche l’idea di tornare dai miei affetti o cambiare di nuovo città, per cercare “il mio posto”. Mi sono sentita di non appartenere a nessun luogo e spesso smarrita. Per questo, nelle mie illustrazioni, la casa è un tema che affronto spesso, non sempre e per forza come un luogo fisico, quanto piuttosto come qualcosa che ti fa sentire al sicuro. Ad oggi, però, ringrazio Milano perché abbiamo imparato a sorriderci, mi ha insegnato ad essere tenace, ma soprattutto ho costruito la mia famiglia.
Definisci le tue illustrazioni come “piccole introspezioni a colori”, suggerendo un processo di autoesplorazione attraverso il disegno. Parlaci di questo concetto!
È esattamente così: le mie illustrazioni nascono da un processo di autoesplorazione emotiva. Dal bisogno di riuscire a visualizzare quello che sento, dargli una forma, un colore, raccontare un’emozione, una storia. Disegno per riuscire a parlare con me stessa, per riuscire a interiorizzare e affrontare quello che mi capita quotidianamente, per condividere con gli altri e far ritrovare qualcuno in quello che faccio.
Contatti: @carbo_illustrazioni