Melania Vicentini

Melania, la tua laurea in design al Politecnico di Milano, ti ha fornito una prospettiva unica nell’osservare le persone e progettare spazi che creano valore sociale. In che modo questa formazione influenza il tuo approccio all’illustrazione? La mia formazione e l’esperienza come ricercatrice, hanno plasmato il mio approccio metodologico, caratterizzato da un’approfondita analisi, ricerca e osservazione. Inizio osservando attentamente il contesto e poi mi concentro sui bisogni individuali, cercando modi per soddisfarli al meglio. Sia per necessità intrinseche che per inclinazione personale, la mia curiosità insaziabile e la sete di conoscenza mi hanno costantemente spinto a esplorare a fondo ogni argomento. Questa profondità si manifesta sia quando mi dedico al disegno, sia nella relazione con il cliente. Ogni volta che intraprendo una nuova illustrazione, mi impegno sempre a comprendere appieno il contesto, anche quando affronto argomenti di cui non sono esperta. Una delle fasi che più apprezzo è la ricerca iniziale, in cui mi immergo completamente nell’argomento, poiché è qui che nasce la mia ispirazione. Sono costantemente alla ricerca di dettagli poco noti da inserire nelle mie illustrazioni, dettagli che solo io o chi commissiona il lavoro, conoscerà. Questi dettagli costituiscono un legame invisibile, un segreto che nasconde una conoscenza approfondita, ma che mi piace sempre creare. Nel lavorare con un cliente, la mia capacità di ascolto e il mio approccio metodico, derivante dalla mia esperienza di ricerca, mi aiutano a comprendere appieno le sue esigenze e richieste. Durante gli studi e anche in seguito, ho sempre cercato di conferire un significato e una metafora a ciascun progetto, trasmettendo questo stesso concetto di profondità dietro a ogni mia illustrazione, anche a quelle più semplici.
Qual è il significato della tua scelta stilistica? Come cerchi di catturare l’essenza dei gesti e dei rituali quotidiani, nelle tue opere? Per rispondere a questa domanda devo tornare indietro nel tempo, a quando ho dato vita a questo progetto. Le mie prime illustrazioni sono state realizzate durante la pandemia, in quel periodo le gioie risiedevano principalmente nei piccoli gesti quotidiani. Rappresentavo azioni semplici ma colme di significato: le passeggiate al parco, le coccole con i gatti, il tempo con le amiche, la lettura di un libro… Quando tutto si faceva più pesante, il disegno riusciva a creare ricordi di viaggi e mi aiutava a immaginare momenti spensierati, ma anche attività abituali che però in quel periodo non erano raggiungibili. Il tempo espresso dalle immagini è calmo, lento, quasi sospeso, in un periodo di “pausa” globale. Così come i coriandoli, minuscoli pezzi di carta in grado di donare felicità, le mie illustrazioni piene di colore vogliono essere lo stesso, piccoli attimi di felicità quotidiana. Sono convinta che la vera felicità risieda nei piccoli rituali quotidiani, motivo per cui questo mio tratto distintivo è rimasto anche dopo la pandemia, e anche negli anni successivi ho continuato a osservare le situazioni intorno a me. Mi piace osservare e cogliere quei piccoli sorrisi involontari che facciamo nell’arco della giornata, quei sorrisi di cui non ci rendiamo nemmeno conto, a volte. Nella frenesia della vita contemporanea mi piace mettere un punto e valorizzare attimi speciali: come a volerci riconnettere con ciò che abbiamo attorno. A volte questa mia strategia serve anche a ricordarmi di momenti che potrei dimenticare. Sono convinta che l’uomo sia sempre più distaccato dal contesto in cui vive, siamo travolti dalla nostra vita e sospesi in un tempo che non è questo. Trovo che sia importante riconnettersi con il quotidiano, per apprezzare nuovamente anche i piccoli momenti.
Hai collaborato con aziende nel settore beauty e wellness. In che modo la tua prospettiva di designer si riflette in progetti di questo tipo? Penso che la mia capacità di ascoltare, analizzare e rispondere ai bisogni, sia stata fondamentale per il successo di questi progetti. Cerco sempre di comprendere il pensiero alla base di una specifica richiesta, andando oltre, per comprendere il vero bisogno. In particolare, mi è capitato di dover realizzare illustrazioni con un focus su realtà che non conoscevo, e il mio approccio analitico e creativo mi ha aiutato a creare progetti interessanti, evitando di essere banale. La prima fase di un progetto è sempre l’analisi del contesto, e questa metodologia si riflette anche nell’illustrazione. Inoltre, apprezzo la co-progettazione e ritengo che i metodi imparati dal co-design siano d’aiuto durante le riunioni, che si trasformano sempre in grandi sessioni di brainstorming con il cliente. Questa competenza mi permette anche di assistere i clienti nel comprendere e focalizzare le loro esigenze, poiché – va detto – a volte anche per loro è difficile sapere esattamente cosa vogliono. Il mio approccio da designer è d’aiuto anche in questa fase di scoperta.
Oltre alle illustrazioni, ti dedichi anche ad attività manuali come la legatoria, la pittura e la ceramica. Come trovi equilibrio tra l’arte digitale e la creazione fisica manuale? Ho sempre amato disegnare, dipingere e soprattutto creare artefatti materici: dalla pasta di sale quando ero piccola, ai modellini in scala durante l’università. Penso che questa mia necessità di creare usando le mani si sia rafforzata soprattutto da quando disegno in digitale, la tecnica che prediligo e che è più adatta per la mia tipologia di illustrazione. Tuttavia, sembra che questa scelta mi abbia in qualche modo limitato, quindi ho sentito la necessità di esprimermi in altri modi: per questo mi sono avvicinata alla legatoria e alla ceramica. La legatoria è nata dall’esigenza personale di creare quaderni partendo dalla raccolta delle pagine di quelli non finiti. Ho esplorato diverse tecniche per cucire i quaderni e ho scoperto un mondo che mi ha affascinato. Cucire le pagine mi rilassa, e non nego che ogni tanto mi piacerebbe sperimentare anche la sartoria. Per quanto riguarda le ceramiche, mi rendo conto di essere una persona estremamente esigente: nella mia testa so esattamente cosa voglio. L’arte dell’arrangiarsi fa parte di me, quindi ho iniziato a creare i vasetti che avevo in mente, con la forma e il colore desiderati. Amo l’idea di poter realizzare cose che sono solo nella mia testa, e per questo ho persino provato a lavorare il legno. Mi piace che le mie idee prendano vita, e le difficoltà e gli ostacoli sono stimoli continui che mi permettono di approfondire una determinata tecnica.







