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L’architettura nelle illustrazioni di Chiara Calabrese

Come ti sei avvicinata al mondo del disegno / illustrazione? Ho sempre amato disegnare, ho coltivato questa passione fin da bambina. I primi ricordi sono sicuramente legati a mia madre, anche lei amava dipingere nel tempo libero, ed infatti è stata la prima a farmi avvicinare alla pittura. Ho anche frequentato dei corsi extra scolastici ai tempi, ma poi questa passione è finita nel dimenticatoio per molti anni fino a quando sono tornata poi all’Università. Avendo studiato design d’interni, infatti, è stato quasi d’obbligo tornare ad utilizzare gli strumenti del disegno, ed è così che è rinato il mio interesse.

Che tipo di illustratrice sei?  Mi considero un artista osservatrice e comunicativa che si ispira alla vita quotidiana. Catturo il momento con delle fotografie ed adoro disegnare edifici. ( la mia ossessione )

Quali artisti ti hanno ispirata nel tempo? Da Matisse, Schiele e Mirò fino all’arte folk scandinava. Aggiungo poi Angela Mckay, Sara Boccaccini Meadow, Guido Scarabottolo e Carlo Stanga.

Come anticipato nel titolo dell’articolo, spesso nelle tue illustrazioni sono raffigurati molti elementi architettonici, raccontaci di questa passione! Nelle mie illustrazioni mi piace inserire riferimenti all’architettura che puntualmente poi stravolgo e rendo più colorati e giocosi. Non mi sono mai interrogata più di tanto sulle motivazioni, ma è proprio un tipo di illustrazione/stile che mi piace raffigurare. Spesso quando sono per strada mi soffermo a fotografare edifici che mi colpiscono perché penso che in un secondo momento vorrò disegnarli sicuramente (accade un pò lo stesso quando scatto delle foto durante un viaggio per lasciarmi un ricordo)

A tal proposito ti chiediamo: quanto l’Interior Designer ha arricchito le tue illustrazioni? Mi ha arricchito in molti aspetti: nei soggetti per esempio! (Ambienti interni, edifici). Mi ha aiutato nella ricerca, nell’ispirazione, nei colori e i loro accostamenti.

Analogico o digitale? Pro e contro? Utilizzo entrambi i “metodi” creando un mix tra i due, anche se mi sento più affezionata e vicina all’analogico: credo sia un modo più diretto per comunicare un concetto, un’idea. Trovo sia più semplice esprimere il proprio stile e dare significato ad un disegno attraverso la propria gestualità. Pensiamo per esempio alla pittura ad acquerello: bastano poche macchie di colore per creare delle atmosfere uniche, sognanti. In ogni caso penso che la scelta di un metodo o di un altro derivi da come ci si sente e da cosa si desidera comunicare.

Contacts: @chiaracalab__

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