Le illustrazioni di Giobi che danno voce ai suoi pensieri quotidiani

Giovanna Buonocore, alias Giobi, è una giovane illustratrice e graphic designer freelance di Piacenza. Cresciuta tra la nebbia della provincia ha iniziato a disegnare sin da piccolina e da quel momento non ha più smesso! Laureata in Graphic design & Art direction alla NABA di Milano, ha lavorato nell’ultimo anno come graphic designer nell’ambito dei social e dell’informazione, sviluppando in parallelo la sua carriera come illustratrice autonoma. Da poco freelance a tutti gli effetti, oltre ai suoi clienti diretti collabora con alcune agenzie di comunicazione come illustratrice ma anche come grafica. Inclusività, femminismo, empatia e bei colori vibranti sono i punti fermi nel suo lavoro.

Quale pensi sia il tuo punto di forza nelle illustrazioni? Pensi che le tematiche trattate in qualche modo diano un tratto distintivo alle tue creazioni? Credo che il punto di forza delle mie illustrazioni sia il loro saper essere dirette. Sia nello scritto che nei disegni mi piace infatti essere chiara e diretta, tratti semplici, colori pieni e frasi che dicono tutto con poco. Questa indole per chiarezza deriva da due cose: una sono gli studi di comunicazione che ho fatto e l’altra è un bisogno più intimo, essendo una persona molto ansiosa ho bisogno infatti di sintetizzare e rendere chiaro quello che penso per poterlo analizzare con tranquillità ed assimilarlo a pieno, senza farmi prendere dal panico. È il mio modo di mettere a fuoco i pensieri. Più che i temi trattati penso che il tratto distintivo lo dia il filtro con cui ne parlo. Raramente uso un tono di voce pesante o di rimprovero, a me piace raccontare le cose, spiegarle o semplicemente rappresentarle, in modo trasparente e/o ironico. Se dovessi usare un’espressione sola per dire qual è il tratto caratteristico che racchiude tutto quello che ho spiegato sarebbe “safe space”.

Come nascono i personaggi che illustri? Quando racconto una storia, un aneddoto o do voce a dei pensieri attraverso un personaggio solitamente in qualche modo quel personaggio sono io, la rappresentazione però varia a seconda di come quel giorno mi percepisco, quindi è più difficile identificarla sempre come la stessa persona. Poi disegno soprattutto donne. Cerco di illustrare donne differenti, per fare in modo che nessuna sia esclusa o non rappresentata. Mi diverto molto poi a vestirle in modi diversi, più o meno eccentrici. In un certo senso per me è come tornare bambina e vestire le mie bambole (che era la mia parte preferita del gioco) e in ognuna di loro trovo una parte di me che non sempre esterno. Per questo per me è molto importante rappresentare le diversità.
Parliamo ora del tuo processo creativo: quali sono le correnti artistiche che ti hanno ispirata maggiormente? L’ispirazione per le mie illustrazioni arriva sempre mentre faccio altro, quando sono in giro, in metro, mentre cammino per la stazione mi vengono spesso in mente frasi da scrivere, a volte interi testi per delle vignette e altre volte immagino in modo preciso i personaggi da disegnare. Quando succede annoto tutto nelle note del telefono e le lascio lì a maturare fin quando non sono pronta a disegnarle. Tante cose mi ispirano, le persone che incontro e di cui mi immagino la storia, i colori delle strade di provincia immerse nella nebbia, quello che dicono le persone intorno a me, lo stile di Alessandro Baronciani e il modo di raccontare di Zerocalcare. Una frase che sento molto mia, tratta da un pezzo de “I Cani” dice: “Io voglio raccontare e voglio che mi si racconti, perché anche il poco che sappiamo è meglio di niente”.
Come gestisci il tempo di illustratrice? Mi sono laureata l’anno scorso con una tesi completamente illustrata. Ho iniziato a lavorare subito come grafica, ma da qualche mese mi sono buttata interamente nel mondo dell’illustrazione abbinata alla grafica. Mi è stato molto utile studiare grafica perché mi ha aiutato a valorizzare di più l’illustrazione con un certo impaginato. Questo mi ha aiutato soprattutto con dei progetti su packaging di prodotto.

Al giorno d’oggi credi un illustratore debba essere “camaleontico” dal punto di vista lavorativo ? Credo che conoscere molte discipline sia un valore aggiunto. Non si può pensare al giorno d’oggi di fare una cosa solo. (A meno che tu non sia un genio)
Rende anche più divertente il processo creativo e da un valore aggiunto al tuo lavoro. Un esempio di mercato: oggi tutti gli illustratori fanno una propria agenda. Il fatto che sappiano impaginare e gestire la grafica è un plus.
Contatti: @_giobi